La dissoluzione delle ideologie , a cui ancora oggi si fa disperatamente riferimento per trovare una giustificazione alla mancanza di senso del presente, non ha prodotto solo l’incapacità di fornire una sovrastruttura teorica alla organizzazione della vita materiale dei popoli. Ma ha soprattutto lasciato un vuoto nella narrazione individuale che delinea l’esperienza soggettiva della realtà. Il singolo che organizzava la propria esistenza a partire dai precetti del substrato ideologico di riferimento , e appartenenza , non è più stato in grado di trovare riferimenti utili alla tenuta della sua identità, e ha finito, consapevolmente o meno, per ritrovarsi solo con la sua ricerca di senso mancata. Da qui il proliferare di adesioni a visioni della realtà vissute senza capacità critica , decontestualizzate da ogni continuum storico e/o concettuale, interiorizzate nella più completa intercambiabilità. Lo smarrimento che ne è il risultato si è affermato come l’unica costante coerente , e si è imposto come l’unica certezza sensibile. Al di là dei ricorsi storici , che hanno evidentemente esaurito le loro possibilità ermeneutiche , si prefigura un orizzonte esistenziale in cui: il superamento del logos , quale processo che scardina i fondamenti della filogenesi dell’identità, si palesa come possibilità di sopravvivenza della specie. E dell’individuo.

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