Ammazzare il tempo

“Il tempo e` cio` che trattiene la luce dal raggiungerci”   Meister Eckhart

La consapevolezza del tempo ci da` la facolta` di affrontare il nostro ambiente a livello simbolico; il tempo
non esiste al di fuori di questa estraniazione. Mediante una progressiva simbolizzazione il tempo viene
naturalizzato, dato per scontato e quindi eliminato dalla sfera della produzione culturale con-scia. Per
dirlo In altre parole “I1 tempo diventa umano nella misura in cui nella narrazione diventa reale”
(Ricoeur, 1984). L’apporto simbolico a questo processo costituisce un soffocamento costante del
desiderio istintivo e da questa repressione emerge il senso del dispiegarsi del tempo. I:immediatezza
viene abbandonata e sostituita dalle mediazioni che rendono possibile la storia – prima fra tutte, il
linguaggio. Si comincia a guardare oltre banalita` come “il tempo e` una qualita` incomprensibile del
mondo dato (Sebba, 1991). I numeri, l’arte, la religione fanno la loro apparizione in questo “dato”
mondo, fenomeni incorporei di vita reificata. Gurevitch (1964) suppone che la comparsa di questi riti
porto` a sua volta alla “produzione di nuovi contenuti simbolici, incoraggiando cosi` il balzo in avanti
del tempo”. I simboli, incluso il tempo naturalmente, hanno ora vite indipendenti in questa
progressione interattiva globale. The Reality of Time and tbc Eadstence ofGod di David Braine (1988)
e` esemplificativo: in esso si sostiene che e` esattamente la realta` del tempo a dimostrare l’esistenza di
Dio: la logica perfetta della civilta`. Il rito non e` altro che un tentativo di tornare attraverso il
simbolismo allo stato senza tempo. Esso tuttavia e` un atto di astrazione da tale stato, un passo falso
che se ne allontana ulteriormente. L’atemporalita` dei numeri e` parte di questo percorso e
contribuisce ampiamente all’elaborazione di una concezione fissa del tempo. La valutazione di
Blumenberg (1983) sembra infatti sostanzialmente corretta: “i1 tempo non viene misurato come un
qualcosa che sia sempre esistito, ma viene invece prodotto per la prima volta dalla misurazione”. Per
esprimere il tempo dobbiamo in qualche modo quantificarlo, i numeri sono quindi essenziali. Anche
dove il tempo ha gia` fatto la sua comparsa, un’esistenza sociale gradatamente piu` divisa si avvia
verso la sua progressiva reificazione solo per mezzo dei numeri. Il senso dello scorrere del tempo non
e` comune fra i popoli tribali, per esempio, che non lo segnano con calendari e orologi. Tempo: uno
dei significati originari della parola in greco antico e` divisione. I numeri, applicati al tempo, rendono la
divisione o la separazione molto piu` efficace. I non civilizzati spesso considerano “nefasto” contare le
creature viventi e generalmente oppongono resistenza all’adozione di questa pratica (vedi
Dobrizhoffer, 1822). L’intuizione dell’uso dei numeri fu tutt’altro che spontanea e inevitabile; “gia`
nelle prime civilta`”, riferisce Schimmel (1992), “si ha la sensazione che i numeri siano una realta`
circondata da qualcosa di simile a un campo magnetico”. Non sorprende che fra le culture antiche
che possedevano un senso del tempo molto forte – Egizi, Babilonesi, Maya – si vedano i numeri
associati a figure
e divinita` rituali; invero, Maya e Babilonesi avevano entrambi divinita` numeriche (Barrow, 1992).
Molto piu` tardi l’orologio, con il suo quadrante di numeri, incoraggio` la societa` ad astrarre e
quantificare ulteriormente l’esperienza del tempo. Ogni lettura dell’orologio costituisce una
misurazione che unisce l’osservatore dell’orologio al “flusso del tempo”. E noi superficialmente ci
illudiamo di sapere cos’e` il tempo perche’ sappiamo che ora e`. Se eliminassimo gli orologi, ci ricorda
Shallis (1982), sparirebbe anche il tempo oggettivo. Sostanzialmente, se eliminassimo la
specializzazione e la tecnologia sparirebbe anche l’alienazione. La matematizzazione della natura
costitui` la base per la nascita del razionalismo e della scienza moderna in Occidente e fu determinata
dall’esigenza di disporre di numeri e misure da applicare al tempo al servizio del capitalismo
mercantile. La continuita` dei numeri e del tempo come luogo geometrico fu fondamentale per la
Rivoluzione Scientifica, che proietto` il principio di Galileo in base al quale occorre misurare tutto cio`
che e` misurabile e rendere misurabile cio` che non lo e`. Un tempo matematicamente divisibile e`
necessario per la conquista della natura e persino per i rudimenti della tecnologia moderna.
“La volonta` di vivere reagisce sempre unitariamente. La maggio parte degli individui si dedicano ad
un vero de’tournement del tempo a favore dello spazio vissuto. Se i loro sforzi per rinforzare
l’intensita` del vissuto, per accrescere lo spazio tempo dell’intensita` non si perdessero nella confusione
e noi si frammentassero nell’isolamento, chi sa se il tempo oggettivo, il tempo della morte, non si
spezzerebbe? Il momento rivoluzionario non e` forse un’eterna giovinezza?”
Da questo punto in poi, il tempo simbolico basato sui numeri e` diventato straordinariamente reale,
una costruzione astratta “estranea e persino contraria ad ogni esperienza interiore ed esteriore
dell’essere umano” (Syzamosi, 1986). Sottoposti a questa pressione, denaro e linguaggio, merce e
informazione sono diventati sempre piu` indistinguibili e la divisione del lavoro sempre piu` estrema. La
trasformazione in simbolo significa esprimere la coscienza del tempo poiche’ il simbolo incarna la
struttura del tempo (Darby, 1982). Ancora piu` chiara e` la formulazione di Meerloo: “Comprendere
un simbolo e la sua evoluzione significa racchiudere in un guscio la storia umana”. Il contrasto e` dato
dalla vita dei non civilizzati vissuta in un ampio presente che non puo` essere ridotto al singolo
momento del presente matematico. Mentre il continuo cede ora il passo ad un crescente affidarsi a
sistemi di simboli significativi (linguaggio, numeri, arte, rituali, miti) rimossi dal momento presente,
inizia a svilupparsi l’ulteriore astrazione, la storia. Il tempo storico non e` piu` intrinseco alla realta` o
meno imposto ad essa di quanto non lo fossero le forme di tempo precedenti. In un contesto che
diventa gradatamente piu` sintetico, vengono conferiti nuovi significati all’osservazione astronomica.
Se una volta veniva perseguita per il solo interesse nei suoi confronti, fornisce ora un mezzo per
pianificare riti e coordinare le attivita` di una societa` complessa. Grazie alle stelle esistono l’anno e le
sue frazioni quali strumenti dell’autorita` organizzata (Leach, 1954). La creazione di un calendario e`
basilare per la formazione di una civilta`. Il calendario fu il primo manufatto simbolico che regolo` il
comportamento sociale in base allo scorrere del tempo. Ne risulta non tanto il controllo sul tempo ma
il suo opposto: l’imprigionamento, da parte del tempo, in un mondo di reale alienazione. Si puo`
ricordare che la parola da noi usata deriva dal latino calendae, il primo giorno del mese, giorno in cui
venivano saldati i debiti.
Tempo per pregare, tempo per lavorare
Lo stoico Crisippo diceva che “il tempo non e` mai interamente presente” mentre il concetto di tempo
veniva ulteriormente ampliato dal dogma giudaico-cristiano che prevedeva un percorso lineare e
irreversibile fra creazione e salvezza. Questa visione essenzialmente storica del tempo e` il vero nucleo
della cristianita`; tutte le nozioni fondamentali sul tempo misurabile a senso unico si possono trovare
negli scritti di Sant’Agostino (V secolo). Con la diffusione della nuova religione si rese necessaria a
livello pratico una rigida regolazione del tempo per mantenere la disciplina della vita monastica. Le
campane che invitavano i monaci a pregare otto volte al giorno erano udite ben oltre le mura del
convento e quindi una misura della regolazione del tempo veniva imposta alla societa` nel suo
insieme. Secondo Marc Bloch (1940), durante l’epoca feudale la popolazione continuo` a mostrare
“una grande indifferenza al tempo”, ma non e` un caso che i primi orologi pubblici furono quelli che
adornavano le cattedrali occidentali. A questo proposito si puo` osservare che il richiamo a ore precise
di preghiera divenne la principale esternazione del credo islamico medievale.
“Il progetto di arricchimento dello spazio-tempo vissuto passa per l’analisi di cio` che lo impoverisce. Il
tempo lineare non ha presa sugli uomini se non nella misura in cui vieta loro di trasformare il mondo,
nella misura in cui li costringe dunque ad adattarsi. Per il Potere, il nemico numero UNO e` la
creativita` individuale che si irradia liberamente”

Ammazzare il tempo

[di John Zerzan]

[di John Zerzan]

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